Il futuro dell’edilizia e della progettazione passa dalla rigenerazione urbana

Nelle città dei due imperi mondiali dell’antichità, l’impero romano e quello cinese, le case erano recinti che racchiudevano delle mini-società legate alle "familiae" o alle "tribù", i cui ambienti privati si sviluppavano e si aprivano solo internamente al recinto e mai verso lo spazio pubblico. Nel Medioevo in Europa, con il diffondersi del cristianesimo, sappiamo si riorganizza completamente l’intera società. La principale fonte di energia su cui si basava l’economia dell’impero romano, l’"energia biologica", costituita dal lavoro degli schiavi, diventa progressivamente obsoleta perché incompatibile con la nuova idea di dignità della persona che la rivoluzione cristiana progressivamente diffonde a tutti i livelli sociali in Europa.
La società si rivolge quindi verso lo sfruttamento di energie culturalmente sostenibili. È un fiorire senza precedenti dell’ingegno umano che impara a sfruttare le energie rinnovabili, che costruisce i primi macchinari per sostituire la forza biologica dell’uomo e si inventano moltissimi degli strumenti e degli utensili che si utilizzano ancora oggi.
L’economia quindi lentamente si riorganizza intorno alla figura del cittadino-persona, del faber, dell’artigiano. Nasce una nuova idea di relazione tra cittadino e comunità urbana, tra spazio pubblico e spazio privato. Le abitazioni non sono più recinti, mini-società chiuse ma diventano case e botteghe aprendosi necessariamente e direttamente sullo spazio pubblico. Quest’ultimo acquista un nuovo significato realmente democratico: la forma urbis delle strade e delle piazze si identifica con l’insieme delle singole facciate, non più muri chiusi e recinti, ma"facce-facciate" con "finestre-occhi-porte".
Da questa assonanza tra metabolismo urbano e metabolismo umano comprendiamo come "rigenerare" significa dare nuova vita a edifici e aree esistenti, contribuendo al rinnovo degli spazi urbani e delle comunità.
Alcune aree del nostro Paese nei decenni hanno visto aumentare notevolmente il consumo di suolo, fino ad arrivare, in alcune aree, alla saturazione. Parlare di sostenibilità significa inevitabilmente parlare anche di consumo di suolo. Riutilizzare edifici già esistenti significa risparmiare sui materiali di costruzione.
Imparare a riutilizzare una parte dei materiali è una sfida culturale, economica e tecnologica. Grazie alla rigenerazione urbana possiamo trasformare aree degradate o in disuso in quartieri pieni di vita.
Discipline come architettura, ingegneria, urbanistica e sociologia si fondono dando origine a nuovi spazi per la comunità.
Cambiare prospettiva sugli edifici e sugli spazi urbani significa immaginare un nuovo modo di utilizzarli e di viverli.
Via Porro 6 rappresenta quindi una riqualificazione urbana fatta in termini moderni, un edificio che arriva alla classe eneregtica A3, quasi a consumo zero per ospitare student housing, senior housing, servizi che non sono comuni e che invece anticipano le riqualificazioni urbane del nostro futuro.
Un sistema di città dove non ci sono più ghetti ma tante cose assieme.